Enrico Colombotto Rosso è considerato uno dei maggiori protagonisti dell’arte del Novecento, che incarna l’idea dell’artista poliedrico: fu
pittore, poeta, scrittore, scenografo e costumista, fotografo e illustratore.
La sua arte, espressionista nella forma, ma simbolista nei contenuti, muove dall’idea dell’uomo teso tra l’incerto e il nulla, in cui il
deforme e
l’informe non sono che traslazioni visive e visionarie, nonché oniriche, di quel
malessere esistenziale dell’individuo e della società in cui è inserito.
La mostra è la più importante retrospettiva mai dedicata a Enrico Colombotto Rosso e intende raccontare, attraverso
più di 150 opere - dagli oli alle chine, dalle tempere ai capricci, dalle locandine per il teatro sino agli assemblaggi -
le innumerevoli sfumature della sua arte enigmatica, misteriosa, attraverso una narrazione di carattere cronologico che ripercorrerà tutte le tappe del suo percorso artistico.
In mostra anche una riflessione sul rapporto tra Arte e Cinema.
Due delle sette arti unite da un fil rouge, un filo (profondo) rosso, che tra l’artista Enrico Colombotto Rosso e il regista
Dario Argento si rivela legame d’intenti, tematiche e modalità espressive sempre tese verso quell’attrattiva ricerca di scrutare il mondo sotteso all’inconscio, all’inquietudine profonda propria dell’essere umano novecentesco. Accomunati dall’interesse per il
macabro come aspetto pienamente umano, giungono ad una collaborazione artistica nel capolavoro del Maestro del cinema horror Profondo Rosso.
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